venerdì 13 febbraio 2015

Capito 6

Le multinazionali spacciate per cooperative di consumatori

Già l'assunto di cooperative di consumatori è un assunto erroneo, non dovrebbero esistere cooperative di consumatori, casomai coopertive di persone, non dovremo unirci per consumare ma per acquisti consapevoli che al loro interno abbiano si prodotti ma sopratutto relazioni.

Non con questo che se compriamo, ad esempio un Kg di arance, dobbiamo per forza essere amici del produttore, ma è necessario sapere se quel produttore nel produrre quel Kg di arance abbia tenuto conto e della qualità ambientale e della qualità di vita dei lavoratori e dei consumi occorsi per la produzione.

Le persone dovrebbero unirsi per garantire l'eticità la legalità ed il miglior prezzo dei prodotti acquistati, controllando tutta la filiera della produzione
.
Questo vorrebbe dire essere cooperativa di persone e non più cooperativa di consumatori.
Acquistare per la necessità, facendo attenzione alla filiera di produzione e non cercare nell'unione solo un minor prezzo che ci consenta di consumare di più.

Facciamo un esempio banale della più grossa cooperativa di consumatori in Italia, la UNICOOP.

Nata inizialmente certamente con scopi etici per permettere alle famiglie di acquistare prodotti a prezzi migliori grazie all'acquisto,  che si può definire collettivo, quello che adesso sono I GAS, dove all'inizio I soci avevano veramente voce in capitolo sulle scelte e sulle modalità e di distribuzione e di qualità, con il passare del tempo si è sempre più strutturata in forma di una vera e propria multinazionale, dove, pur avendo sempre al suo interno un Consiglio fatto di soci consumatori, gli stessi non hanno nessuna influenza sul modus operandi della casa madre.

Tralasciando gli interessi politici insiti all'interno della cooperativa, sempre più spesso vediamo l'istituzione di metodologie affaristiche che di cooperativo non hanno niente a che fare.

Facciamo un esempio; l'istituzione delle casse automatiche e dei salvatempo che cosa porta ai soci? E sopratutto che senso hanno in una cooperativa? Vengono istituite spacciando Il beneficio di ottimizzare il tempo, ma a fronte di un impegno dei singoli acquirenti a fare il lavoro che era delle persone alle casse, nessun vantaggio va agli stessi in termine di minor costo sulla spesa.

Al contrario la cooperativa invece di dare lavoro, magari a più addetti alle casse, ne diminuisce il numero a svantaggio dell'occupazione umana e a vantaggio esclusivo dell'interesse economico della Società Cooperativa.

Una società cooperativa non dovrebbe avere utili, I guadagni dovrebbero essere investiti in primis per creare occupazione e non per acquistare macchine che tolgono lavoro alle persone.

Se al posto delle casse automatiche assumessero personale avremo meno disoccupazione creando un circolo virtuoso dove l'addetto alle casse percependo uno stipendio potrebbe con lo stesso dare lavoro ad altre persone o con acquisti o con servizi.

Esempio banale, nessuna cassa automatica andrà ad acquistare servizi o prodotti, ma un adetto alla cassa si.

Vogliamo comunque mettere le casse automatiche perchè il lavoro alla cassa è usurante? Allora che questo servizio sia a vantaggio anche di chi le utilizza, magari con uno sconto sulla spesa.

Dove va invece questo vantaggio economico? Solo alla compagnia cooperativa.

La coopertiva può senz'altro sostenere che le casse automatiche portano comunque un vantaggio ai consumatori perchè permettono di mantenere senza rincari I prodotti. Ma è vero? E sopratutto è etico? E' nello spirito sociale di una cooperativa sostituire il personale umano con delle macchine? E sostituirle in operazioni che non hanno rischi infortunistici tali che ne giustifichino la scelta? Non sarebbe preferibile pagare magari lo 0,1% in più I prodotti ma garantire il lavoro alle persone?. (....continua)

martedì 27 gennaio 2015

CAPITOLO 5
Scuola-Educazone-Spreco alimentare-Salute
Parliamo  di educazione e senso civico attraverso alcuni esempi di interconnessione tra famiglia e scuola, iniziando con l'alimentazione.

Ad una visione superficiale la domanda che potrebbe venire spontanea é: - ma cosa c'entrano la scuola e la famiglia con lo spreco? Che cosa con la salute, che cosa con l'alimentazione e l'educazione?

Facciamo alcuni esempi: In tutto il mondo occidentale uno dei grandi problemi sottaciuti è la crescente obesità dei nostri figli e della popolazione in generale. E allora, direte voi, che cosa c'entra tutto questo con la scuola,l'educazione, lo spreco e la salute? L'obesità, ormai e' riconosciuto, è figlia diretta del consumismo, è figlia diretta della sublimazione attraverso il cibo della mancanza di affetto e di tempo che dedichiamo ai nostri figli.

Spesso per mancanza di tempo dovuto al lavoro o alla ricerca del soddisfacimento dei nostri desideri effimeri, deleghiamo e sublimiamo il nostro impegno morale nei confronti dei figli, che dovrebbe essere la continua educazione morale, spirituale e intellettuale, con la donazione di succedanei momenti di gratificazione veicolati per mezzo del cibo.


Sempre più spesso i nostri figli sono parcheggiati soli davanti alla TV accompagnati nella visione dall' “affetto” di merendine ipercaloriche che attraverso reazioni chimiche complesse ma semplici nella comprensione aumentano il livello degli zuccheri nel sangue dando un senso di appagamento e soddisfazione, rendendo però i nostri figli apatici nella ricerca di altre soddisfazioni importanti e sicuramente più gratificanti di ciò che gli viene dato ingurgitando alimenti senza pensare, lo sport, lo studio, l'arte, la spiritualità e tutti quegli stimoli tipici ed intrinsechi del genere umano, che lo hanno portato alla sete della conoscenza, del sapere, dell'intuito, delle scoperte scientifiche e del miglioramento della propria condizione.

Ecco che allora percepiamo come l'eccesso di alimentazione sia strettamente connesso sia al consumismo sia all'ottundimento delle capacità intellettive e di spirito critico necessarie in una società in cui tutti devono essere in grado di apportare i loro contributi allo sviluppo egualitario e solidale dell'umanità.

In questo contesto la scuola  si inserisce in modo indelebile nell'apportare e supportare il ruolo di educatori alla sobrietà che dovrebbe essere proprio dello spirito educativo dei genitori.

La scuola avrebbe un ruolo centrale nell'educazione alla sobrietà ed alla solidarietà. In un mondo popolato da quasi 7 miliardi di persone, delle quali oltre la metà o muore di fame o è al limite del sostentamento, non è più tollerabile assistere allo spreco di cibo che avviene tutti i giorni nelle mense delle scuole occidentali.

Montagne di cibo cucinato e spesso anche trasportato, viene letteralmente gettato nel secchio della spazzatura, perchè ai nostri figli già alimentati ipercaloricamente a colazione e a merenda nell'intervallo, non possono arrivare a pranzo con la fame e mangiare quello che è stato cucinato a fronte anche di studi alimentari che ne garantiscono il giusto rapporto calorico basato sull'energia consumata a scuola.

Come possono I nostri figli avere fame a pranzo se la mattina a colazione mangiano merendine ipercaloriche, alle 10:00 altre merendine o focacce riempite di ogni bendiddio, rimanendo seduti al caldo per 4-5 ore? Non possono è scontato.

Ma noi possiamo e dobbiamo pianificare il loro bisogno calorico, ottenendo con questo tre risultati, il primo una migliore salute il secondo l'educazione al non spreco, terzo il risparmio economico delle amministrazioni e nostro visto che il cibo buttato lo paghiamo tre volte, una per acquistarlo, una per cucinarlo e una per smaltirlo come rifiuto.

Non è tollerabile, ne tanto meno educativo, vedere e fare vedere ai nostri figli, tutti i giorni, questo continuo gettare nei rifiuti il cibo che viene con tanto sforzo comprato, preparato e somministrato. Il gettare il cibo e fare vedere questo spreco ai giovani studenti gli abitua al non percepire il valore intrinseco che è presente all'interno dei prodotti alimentari, fatto in primo luogo di sudore a fatica di chi produce i prodotti  e impegno e fatica di chi questi prodotti trasforma per farne cibo da somministrare, abituandoli a non dare valore a tutto il lavoro che c'e' dietro a non dare valore alla sobrietà e rispetto per tutta quella parte di popolazione mondiale, ed è la maggioranza, che spesso non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena.
Ricerche fatte sulla quantità di questo spreco, indicano che almeno il 50% del cibo cucinato e somministrato nelle mense scolastiche finisce in pattumiera, l'80% di questo cibo buttato è formato da verdure e frutta e il restante 20% da pasta e carne.

Da uno studio commissionato dalla FAO   intitolato Global Food Losses and Food Waste viene stimato che, ogni anno, i consumatori dei paesi occidentali, sprecano quasi la stessa quantità di cibo (222 milioni di tonnellate) dell'intera produzione alimentare netta dell'Africa sub-sahariana (230 milioni di tonnellate). L'ammontare di cibo che va perduto o sprecato ogni anno è quasi la metà dell'intera produzione annuale mondiale di cereali (che nel periodo 2009/2010 è stata di 2,3 miliardi di tonnellate). Questo naturalmente non solo nelle mense scolastiche ma in tutta la catena alimentare. (continua)

lunedì 12 gennaio 2015

CAPITOLO 4

Famiglia-educazione-tempo libero
Il paradosso moderno, lavorare per permettersi di pagare persone che allevano i nostri figli lasciando i loro ai nonni nei loro paesi di origine.
Sempre più diffusa nei paesi occidentali, la mancanza di tempo da dedicare ai nostri figli, all'educazione di quella che sarà la generazione futura che potrebbe modificare, se ben istruita le sorti del nostro mondo.

Lavorare per produrre, guadagnare per consumare e non avere tempo per quello che dovrebbe essere il lavoro più nobile e gratificante, l'educazione dei figli e delle nuove generazioni. Non avere tempo per I nostri figli perchè la società consumistica ci obbliga a dedicare la maggior parte del nostro tempo a rincorrere il guadagno per soddisfare bisogni effimeri, che I mass-media, attraverso il continuo martellamento pubbLicitario ci fanno credere essenziali per apparire o sentirsi soddisfatti.

Il paradosso è proprio questo, nella ricerca del superfluo perdiamo il nostro tempo migliore in attività che sfruttano la nostra libertà a vantaggio del guadagno di pochi.

Ci fanno credere che la nostra sia la società migliore, più istruita, più evoluta, più ricca. Ma dove è l'evoluzione,L'Istruzione, la ricchezza se per rincorrere l'apparire non possiamo dedicare il nostro tempo a noi stessi, alla famiglia, ai figli e alla loro educazione nel senso più alto del termine?

Siamo costretti a delegare il rapporto e l'educazione dei nostri figli a madri provenienti da altri paesi sfruttati da noi, madri che lasciano i propri figli per “educare” I nostri. Non avendo tempo, ma un po' di denaro, deleghiamo ad altri l'educazione. Ma non vi sembra assurdo? Gli occidentali che ritengono la loro cultura più alta delle altre, sono costretti in nome del consumismo a fare educare i propri figli da persone provenienti da paesi che considerano sottosviluppati.
La logica è veramente perversa, in nome del consumismo i figli dei paesi “sviluppati” ed I figli degli altri hanno una educazione inferiore alle aspettative sia degli uni sia degli altri.

Il consumismo costringe ad emigrare madri che sono costrette a lasciare i loro figli per educare, o meglio sarebbe dire “accudire” i nostri, con il fine che ne I primi ne i secondi riceveranno una educazione consona alle loro aspettative e rimarranno compressi nella logica che vuole le masse ridotte ad umili consumatori.

Le masse sono fatte di persone e le persone dovrebbero avere aspettative più alte che il mero consumo. Dovrebbero aspirare ad una elevazione dello spirito ed a sviluppare il senso critico, ma il senso critico fa paura alla logica consumistica. Chi ha la capacità di discernere è anche immune ai continui bombardamenti di atteggiamenti stereotipati dei mass-media e se ne è immune ha anche la capacità di ragionare e di scegliere autonomamente fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e fra cosa è superfluo e cosa è necessario.

Questa sarebbe la grande rivoluzione, riuscire a dare alle persone la capacità di decidere autonomamente, dare la capacità di conoscere e di valutare usando la logica.
Educhiamo i giovani a discernere, a conoscere, a pensare con la propria testa, ma sopratutto diamo la possibilità ai genitori di avere il tempo di educare I propri figli.

La scuola non basta, è solo un'altra delega che diamo ai nostri burattinai occulti; prima anche della scuola dovrebbe venire l'educazione familiare, dando il tempo ai genitori per poterlo fare. ll tempo dedicato alla famiglia dovrebbe essere pagato. Dovremo riconoscere una remunerazione economica a chi si occupa dell'educazione dei propri figli. Invece pensiamo sia un grande risultato avere la possibilità di usufruire degli asili aziendali. Asili aziendali? Ma non sarebbe meglio se i padri o le madri avessero la possibilità di rimanere con i propri figli almeno diciamo fino alla scuola dell'obbligo?

Ci fanno credere che gli asili aziendali ci permettano più libertà; ma più libertà per cosa se non per lavorare e lavorare per consumare?
Quando,  usciti da lavoro e ripresi i figli dall'asilo aziendale, abbiamo tempo per loro? Torniamo a casa e giochiamo con loro oppure ci accasciamo entrambi stanchi sul divano davanti alla TV mangiando cibi precotti acquistati nel supermercato ubicato vicino al luogo di lavoro?

Vi siete mai chiesti come mai I centri commerciali sono ubicati tutti sull'arteria principale di collegamento fra i distretti industriali o direzionali e i quartieri dormitorio? Perchè dobbiamo, subito, prima di tornare a casa spendere ciò e spesso più di quello che abbiamo guadagnato nel nostro giorno di lavoro.

Questo sistema educa già i nostri figli, fin dalla tenera età, al continuo movimento casa-lavoro-centro commerciale-casa. Questa è l'educazione che il nostro sistema ci dà, e questo in fondo è ciò che ci meritiamo se non siamo in grado di cambiare.


Sarebbe già un cambiamento se smettessimo di fare questa sosta al centro commerciale. Che cosa succederebbe se smettessimo di spendere subito ciò che guadagniamo, fregandosene di ciò che la società consumistica ci impone? 

Apparire più che essere, proviamo ad essere più che apparire, la nostra vera personalità non viene fuori per mezzo degli oggetti che possediamo ma da ciò che facciamo e sopratutto da ciò che immaginiamo. ....(continua)