venerdì 13 febbraio 2015

Capito 6

Le multinazionali spacciate per cooperative di consumatori

Già l'assunto di cooperative di consumatori è un assunto erroneo, non dovrebbero esistere cooperative di consumatori, casomai coopertive di persone, non dovremo unirci per consumare ma per acquisti consapevoli che al loro interno abbiano si prodotti ma sopratutto relazioni.

Non con questo che se compriamo, ad esempio un Kg di arance, dobbiamo per forza essere amici del produttore, ma è necessario sapere se quel produttore nel produrre quel Kg di arance abbia tenuto conto e della qualità ambientale e della qualità di vita dei lavoratori e dei consumi occorsi per la produzione.

Le persone dovrebbero unirsi per garantire l'eticità la legalità ed il miglior prezzo dei prodotti acquistati, controllando tutta la filiera della produzione
.
Questo vorrebbe dire essere cooperativa di persone e non più cooperativa di consumatori.
Acquistare per la necessità, facendo attenzione alla filiera di produzione e non cercare nell'unione solo un minor prezzo che ci consenta di consumare di più.

Facciamo un esempio banale della più grossa cooperativa di consumatori in Italia, la UNICOOP.

Nata inizialmente certamente con scopi etici per permettere alle famiglie di acquistare prodotti a prezzi migliori grazie all'acquisto,  che si può definire collettivo, quello che adesso sono I GAS, dove all'inizio I soci avevano veramente voce in capitolo sulle scelte e sulle modalità e di distribuzione e di qualità, con il passare del tempo si è sempre più strutturata in forma di una vera e propria multinazionale, dove, pur avendo sempre al suo interno un Consiglio fatto di soci consumatori, gli stessi non hanno nessuna influenza sul modus operandi della casa madre.

Tralasciando gli interessi politici insiti all'interno della cooperativa, sempre più spesso vediamo l'istituzione di metodologie affaristiche che di cooperativo non hanno niente a che fare.

Facciamo un esempio; l'istituzione delle casse automatiche e dei salvatempo che cosa porta ai soci? E sopratutto che senso hanno in una cooperativa? Vengono istituite spacciando Il beneficio di ottimizzare il tempo, ma a fronte di un impegno dei singoli acquirenti a fare il lavoro che era delle persone alle casse, nessun vantaggio va agli stessi in termine di minor costo sulla spesa.

Al contrario la cooperativa invece di dare lavoro, magari a più addetti alle casse, ne diminuisce il numero a svantaggio dell'occupazione umana e a vantaggio esclusivo dell'interesse economico della Società Cooperativa.

Una società cooperativa non dovrebbe avere utili, I guadagni dovrebbero essere investiti in primis per creare occupazione e non per acquistare macchine che tolgono lavoro alle persone.

Se al posto delle casse automatiche assumessero personale avremo meno disoccupazione creando un circolo virtuoso dove l'addetto alle casse percependo uno stipendio potrebbe con lo stesso dare lavoro ad altre persone o con acquisti o con servizi.

Esempio banale, nessuna cassa automatica andrà ad acquistare servizi o prodotti, ma un adetto alla cassa si.

Vogliamo comunque mettere le casse automatiche perchè il lavoro alla cassa è usurante? Allora che questo servizio sia a vantaggio anche di chi le utilizza, magari con uno sconto sulla spesa.

Dove va invece questo vantaggio economico? Solo alla compagnia cooperativa.

La coopertiva può senz'altro sostenere che le casse automatiche portano comunque un vantaggio ai consumatori perchè permettono di mantenere senza rincari I prodotti. Ma è vero? E sopratutto è etico? E' nello spirito sociale di una cooperativa sostituire il personale umano con delle macchine? E sostituirle in operazioni che non hanno rischi infortunistici tali che ne giustifichino la scelta? Non sarebbe preferibile pagare magari lo 0,1% in più I prodotti ma garantire il lavoro alle persone?. (....continua)

martedì 27 gennaio 2015

CAPITOLO 5
Scuola-Educazone-Spreco alimentare-Salute
Parliamo  di educazione e senso civico attraverso alcuni esempi di interconnessione tra famiglia e scuola, iniziando con l'alimentazione.

Ad una visione superficiale la domanda che potrebbe venire spontanea é: - ma cosa c'entrano la scuola e la famiglia con lo spreco? Che cosa con la salute, che cosa con l'alimentazione e l'educazione?

Facciamo alcuni esempi: In tutto il mondo occidentale uno dei grandi problemi sottaciuti è la crescente obesità dei nostri figli e della popolazione in generale. E allora, direte voi, che cosa c'entra tutto questo con la scuola,l'educazione, lo spreco e la salute? L'obesità, ormai e' riconosciuto, è figlia diretta del consumismo, è figlia diretta della sublimazione attraverso il cibo della mancanza di affetto e di tempo che dedichiamo ai nostri figli.

Spesso per mancanza di tempo dovuto al lavoro o alla ricerca del soddisfacimento dei nostri desideri effimeri, deleghiamo e sublimiamo il nostro impegno morale nei confronti dei figli, che dovrebbe essere la continua educazione morale, spirituale e intellettuale, con la donazione di succedanei momenti di gratificazione veicolati per mezzo del cibo.


Sempre più spesso i nostri figli sono parcheggiati soli davanti alla TV accompagnati nella visione dall' “affetto” di merendine ipercaloriche che attraverso reazioni chimiche complesse ma semplici nella comprensione aumentano il livello degli zuccheri nel sangue dando un senso di appagamento e soddisfazione, rendendo però i nostri figli apatici nella ricerca di altre soddisfazioni importanti e sicuramente più gratificanti di ciò che gli viene dato ingurgitando alimenti senza pensare, lo sport, lo studio, l'arte, la spiritualità e tutti quegli stimoli tipici ed intrinsechi del genere umano, che lo hanno portato alla sete della conoscenza, del sapere, dell'intuito, delle scoperte scientifiche e del miglioramento della propria condizione.

Ecco che allora percepiamo come l'eccesso di alimentazione sia strettamente connesso sia al consumismo sia all'ottundimento delle capacità intellettive e di spirito critico necessarie in una società in cui tutti devono essere in grado di apportare i loro contributi allo sviluppo egualitario e solidale dell'umanità.

In questo contesto la scuola  si inserisce in modo indelebile nell'apportare e supportare il ruolo di educatori alla sobrietà che dovrebbe essere proprio dello spirito educativo dei genitori.

La scuola avrebbe un ruolo centrale nell'educazione alla sobrietà ed alla solidarietà. In un mondo popolato da quasi 7 miliardi di persone, delle quali oltre la metà o muore di fame o è al limite del sostentamento, non è più tollerabile assistere allo spreco di cibo che avviene tutti i giorni nelle mense delle scuole occidentali.

Montagne di cibo cucinato e spesso anche trasportato, viene letteralmente gettato nel secchio della spazzatura, perchè ai nostri figli già alimentati ipercaloricamente a colazione e a merenda nell'intervallo, non possono arrivare a pranzo con la fame e mangiare quello che è stato cucinato a fronte anche di studi alimentari che ne garantiscono il giusto rapporto calorico basato sull'energia consumata a scuola.

Come possono I nostri figli avere fame a pranzo se la mattina a colazione mangiano merendine ipercaloriche, alle 10:00 altre merendine o focacce riempite di ogni bendiddio, rimanendo seduti al caldo per 4-5 ore? Non possono è scontato.

Ma noi possiamo e dobbiamo pianificare il loro bisogno calorico, ottenendo con questo tre risultati, il primo una migliore salute il secondo l'educazione al non spreco, terzo il risparmio economico delle amministrazioni e nostro visto che il cibo buttato lo paghiamo tre volte, una per acquistarlo, una per cucinarlo e una per smaltirlo come rifiuto.

Non è tollerabile, ne tanto meno educativo, vedere e fare vedere ai nostri figli, tutti i giorni, questo continuo gettare nei rifiuti il cibo che viene con tanto sforzo comprato, preparato e somministrato. Il gettare il cibo e fare vedere questo spreco ai giovani studenti gli abitua al non percepire il valore intrinseco che è presente all'interno dei prodotti alimentari, fatto in primo luogo di sudore a fatica di chi produce i prodotti  e impegno e fatica di chi questi prodotti trasforma per farne cibo da somministrare, abituandoli a non dare valore a tutto il lavoro che c'e' dietro a non dare valore alla sobrietà e rispetto per tutta quella parte di popolazione mondiale, ed è la maggioranza, che spesso non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena.
Ricerche fatte sulla quantità di questo spreco, indicano che almeno il 50% del cibo cucinato e somministrato nelle mense scolastiche finisce in pattumiera, l'80% di questo cibo buttato è formato da verdure e frutta e il restante 20% da pasta e carne.

Da uno studio commissionato dalla FAO   intitolato Global Food Losses and Food Waste viene stimato che, ogni anno, i consumatori dei paesi occidentali, sprecano quasi la stessa quantità di cibo (222 milioni di tonnellate) dell'intera produzione alimentare netta dell'Africa sub-sahariana (230 milioni di tonnellate). L'ammontare di cibo che va perduto o sprecato ogni anno è quasi la metà dell'intera produzione annuale mondiale di cereali (che nel periodo 2009/2010 è stata di 2,3 miliardi di tonnellate). Questo naturalmente non solo nelle mense scolastiche ma in tutta la catena alimentare. (continua)

lunedì 12 gennaio 2015

CAPITOLO 4

Famiglia-educazione-tempo libero
Il paradosso moderno, lavorare per permettersi di pagare persone che allevano i nostri figli lasciando i loro ai nonni nei loro paesi di origine.
Sempre più diffusa nei paesi occidentali, la mancanza di tempo da dedicare ai nostri figli, all'educazione di quella che sarà la generazione futura che potrebbe modificare, se ben istruita le sorti del nostro mondo.

Lavorare per produrre, guadagnare per consumare e non avere tempo per quello che dovrebbe essere il lavoro più nobile e gratificante, l'educazione dei figli e delle nuove generazioni. Non avere tempo per I nostri figli perchè la società consumistica ci obbliga a dedicare la maggior parte del nostro tempo a rincorrere il guadagno per soddisfare bisogni effimeri, che I mass-media, attraverso il continuo martellamento pubbLicitario ci fanno credere essenziali per apparire o sentirsi soddisfatti.

Il paradosso è proprio questo, nella ricerca del superfluo perdiamo il nostro tempo migliore in attività che sfruttano la nostra libertà a vantaggio del guadagno di pochi.

Ci fanno credere che la nostra sia la società migliore, più istruita, più evoluta, più ricca. Ma dove è l'evoluzione,L'Istruzione, la ricchezza se per rincorrere l'apparire non possiamo dedicare il nostro tempo a noi stessi, alla famiglia, ai figli e alla loro educazione nel senso più alto del termine?

Siamo costretti a delegare il rapporto e l'educazione dei nostri figli a madri provenienti da altri paesi sfruttati da noi, madri che lasciano i propri figli per “educare” I nostri. Non avendo tempo, ma un po' di denaro, deleghiamo ad altri l'educazione. Ma non vi sembra assurdo? Gli occidentali che ritengono la loro cultura più alta delle altre, sono costretti in nome del consumismo a fare educare i propri figli da persone provenienti da paesi che considerano sottosviluppati.
La logica è veramente perversa, in nome del consumismo i figli dei paesi “sviluppati” ed I figli degli altri hanno una educazione inferiore alle aspettative sia degli uni sia degli altri.

Il consumismo costringe ad emigrare madri che sono costrette a lasciare i loro figli per educare, o meglio sarebbe dire “accudire” i nostri, con il fine che ne I primi ne i secondi riceveranno una educazione consona alle loro aspettative e rimarranno compressi nella logica che vuole le masse ridotte ad umili consumatori.

Le masse sono fatte di persone e le persone dovrebbero avere aspettative più alte che il mero consumo. Dovrebbero aspirare ad una elevazione dello spirito ed a sviluppare il senso critico, ma il senso critico fa paura alla logica consumistica. Chi ha la capacità di discernere è anche immune ai continui bombardamenti di atteggiamenti stereotipati dei mass-media e se ne è immune ha anche la capacità di ragionare e di scegliere autonomamente fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e fra cosa è superfluo e cosa è necessario.

Questa sarebbe la grande rivoluzione, riuscire a dare alle persone la capacità di decidere autonomamente, dare la capacità di conoscere e di valutare usando la logica.
Educhiamo i giovani a discernere, a conoscere, a pensare con la propria testa, ma sopratutto diamo la possibilità ai genitori di avere il tempo di educare I propri figli.

La scuola non basta, è solo un'altra delega che diamo ai nostri burattinai occulti; prima anche della scuola dovrebbe venire l'educazione familiare, dando il tempo ai genitori per poterlo fare. ll tempo dedicato alla famiglia dovrebbe essere pagato. Dovremo riconoscere una remunerazione economica a chi si occupa dell'educazione dei propri figli. Invece pensiamo sia un grande risultato avere la possibilità di usufruire degli asili aziendali. Asili aziendali? Ma non sarebbe meglio se i padri o le madri avessero la possibilità di rimanere con i propri figli almeno diciamo fino alla scuola dell'obbligo?

Ci fanno credere che gli asili aziendali ci permettano più libertà; ma più libertà per cosa se non per lavorare e lavorare per consumare?
Quando,  usciti da lavoro e ripresi i figli dall'asilo aziendale, abbiamo tempo per loro? Torniamo a casa e giochiamo con loro oppure ci accasciamo entrambi stanchi sul divano davanti alla TV mangiando cibi precotti acquistati nel supermercato ubicato vicino al luogo di lavoro?

Vi siete mai chiesti come mai I centri commerciali sono ubicati tutti sull'arteria principale di collegamento fra i distretti industriali o direzionali e i quartieri dormitorio? Perchè dobbiamo, subito, prima di tornare a casa spendere ciò e spesso più di quello che abbiamo guadagnato nel nostro giorno di lavoro.

Questo sistema educa già i nostri figli, fin dalla tenera età, al continuo movimento casa-lavoro-centro commerciale-casa. Questa è l'educazione che il nostro sistema ci dà, e questo in fondo è ciò che ci meritiamo se non siamo in grado di cambiare.


Sarebbe già un cambiamento se smettessimo di fare questa sosta al centro commerciale. Che cosa succederebbe se smettessimo di spendere subito ciò che guadagniamo, fregandosene di ciò che la società consumistica ci impone? 

Apparire più che essere, proviamo ad essere più che apparire, la nostra vera personalità non viene fuori per mezzo degli oggetti che possediamo ma da ciò che facciamo e sopratutto da ciò che immaginiamo. ....(continua)

venerdì 19 dicembre 2014


CAPITOLO 3

Le migrazioni, ragioni e alternative

In una recente visita in Italia, (agosto 2010),prima della sua tragica fine, il presidente libico Gheddaffi ha lanciato quella che a prima vista poteva sembrare una provocazione ed un ricatto, enunciando la necessità che I paesi europei esborsino 5 mld di euro l'anno alla Libia se non vuole che l'Europa diventi Africa. A parte i fini politici e gli interessi economici affaristici personali del presidente Gheddaffi, l'affermazione ha al suo interno una verità incontrovertibile.

Se non vogliamo una migrazione di massa causata dai disastri ambientali e dalle gravissime difficoltà economiche in cui si trovano i paesi africani, e non solo quelli ,dovute allo sfruttamento senza limiti delle loro risorse, causato dai paesi occidentali diretti dai poteri ed interessi delle multinazionali, disastri che hanno determinato l'impoverimento dei popoli africani, asiatici e di tutto il cosiddetto terzo mondo, che costringono l'umanità del sud del mondo a spingersi sempre più a nord alla ricerca di un luogo relativamente non ancora invivibile a causa delle mutazioni ambientali, dovremo certamente impegnarci per aiutare la popolazione migrante, ma la ricetta di Gheddaffi è sicuramente semplicistica e fine a se stessa.

Dare aiuti economici, o meglio, “solo” aiuti economici non risolverà il problema, ridurre contemporaneamente i nostri consumi e parallelamente evitare il saccheggio delle risorse è sicuramente la soluzione migliore e più duratura.

E' impensabile pensare di continuare il saccheggio pagando la rapina, è' un sistema che mangia se stesso.

Le soluzioni devono essere virtuose e durature, ridurre i consumi nei paesi occidentali, interrompere i saccheggi delle risorse, collaborare con i nostri vicini alla ricerca di un uso più equo delle risorse di tutti.

Così come stiamo già assistendo, a causa dei mutamenti climatici ormai evidenti, vedi la crescente desertificazione, le sempre più frequenti inondazioni, i dissesti idrogeologici, l'aumento delle temperature, ad un cambiamento, nelle regioni cosiddette temperate, della vegetazione e della fauna, Mediterraneo popolato da pesci tropicali, avanzamento dei deserti, (sicilia, spagna, sardegna, basilicata, molise), con un crescente e progressivo spostamento verso nord della vegetazione tipicamente mediterranea, vedi l'olivo ormai coltivato sopra Bologna, assisteremo sempre più ad una migrazione umana dalle zone aride alle zone temperate.

Le migrazioni in assenza di mutamenti di tendenza non si arresteranno mai, non saranno sufficienti le espulsioni sempre più massicce, vedi Zarkozy in Francia, vedi Berlusconi in Italia. Su cento espulsioni mille migranti arriveranno. Altro che primavera silenziosa questa è una invasione assordante e le colpe sono solo nostre.

Anche alla luce dei sommovimenti popolari insorti in tutto il Magrheb, della guerra in Libia e del continuo flusso di migranti verso l'Italia, anche se sarebbe più opportuno dire verso l'Europa, il flusso continuo di questi ultimi periodi è l'avverarsi di quanto ipotizzato in precedenza dopo l'ultima visita in Italia di Gheddafi a settembre 2011 e poi realizzatosi puntualmente.

E' questo il flusso inarrestabile di cui parlavo e per adesso è solo l'assaggio. Le popolazioni dei territori sfruttati dall'occidente consumista sono ormai stufe di sostenere quei governati, o meglio, definendoli con il loro vero nome, “dittatori”, che per interessi personali e del gruppo ristretto dirigenziale, si sono accordati negli anni passati con le multinazionali e con i governi occidentali da queste pilotati per,letteralmente, svendere le risorse dei loro territori tenendo le popolazioni residenti in uno stato di perenne miseria . Questo è il nuovo colonialismo, ammantato e nascosto, senza armi e senza invasioni evidenti, il colonialismo dei profitti e dei consumi eccessivi.

Il compito dei paesi occidentali dovrebbe essere quello di sostenere l'autodeterminazione dei popoli, non fosse altro anche e solo per un'aspetto prettamente utilitaristico.
Se non vogliamo che questo flusso continui all'infinito dobbiamo fare in modo che questi popoli possano, attraverso il lavoro, che potrebbe beneficiarli se le risorse presenti nei loro territori fossero da loro gestite direttamente e non attraverso dittatori e regimi imposti dal potere del denaro dei paesi capitalisti, gestire il loro futuro.

Maggiore sviluppo e condizioni di vita migliori per loro, comporteranno sicuramente l'obbligo ad una o meglio a più rinunce da parte nostra, ma sarebbero solo rinunce del superfluo per permettere a tutti di avere il necessario.

Non ci sono vie alternative, nel lungo periodo l'unica strada sarà quella della sobrietà di chi fino ad oggi ha sprecato l'eccesso. L'alternativa sarebbe una guerra di massa o una epidemia che dimezzi la popolazione mondiale

Il nostro mondo è un sistema chiuso, non è possibile consumare più di ciò che può produrre. Se futuro ci sarà dovrà essere condiviso e dovremo imparare a condividerlo con nostri vicini, permettendo loro di migliorare le condizioni di vita, facendo noi un passo indietro. Ma potremo veramente considerarlo un passo indietro?

Se ciò volesse dire tornare al livello dei consumi degli anni '90 sarebbe per noi insostenibile? Già negli anni '90 I nostri consumi erano eccessivi.

Mi è capitato di assistere ad un dialogo, in occasione di una partita di calcio di mio figlio, fra due coetanei di 15 anni; uno era un ragazzo italiano e l'altro un ragazzo peruviano. Il ragazzo italiano stava dicendo che si sarebbe comprato un paio di scarpe da gioco dell'Adidas o Puma, non mi ricordo e non è in fondo molto importante, ed elencava anche le altre due paia di scarpe che aveva. Il ragazzo peruviano gli chiese come facessero I suoi genitori a comprargli un altro paio di scarpe se già ne aveva due. Con molta calma e quasi con ovvietà, il ragazzo italiano gli rispose che i suoi genitori non potevano mica dire niente, perchè queste se le sarebbe comprate con i suoi soldi. Al silenzio del ragazzo peruviano, mi è venuto di immedesimarmi nei suoi pensieri:- “ ma come.....i tuoi soldi?....Ma tu studi come studio io, hai la mia età, hai già due paia di scarpe e il terzo te lo compri con i tuoi soldi?... I tuoi soldi?..Ma come fai ad avere soldi tuoi e permetterti di spenderli per un paio di inutili scarpe da gioco visto che ne hai già due paia? Io sono già contento di averne uno che mi durerà fino a quando il piede mi entrerà dentro, per poi passarle a mio fratello più piccolo, perchè I soldi che entrano in casa servono per le necessità primarie, e non sono miei, ne di mio padre, ne di mia madre, ne di mio fratello, ma di tutta la famiglia e vengono usati equamente e parsimoniosamente per tutti.

Questo è ciò che intendo per sprecare il superfluo.

lunedì 20 ottobre 2014


CAPITOLO 2

La riduzione dei consumi , la via educativa

Per raggiungere l'obiettivo della necessità di ridurre i consumi nel tentativo di sganciarsi dalle imposizioni delle grandi compagnie energetiche è indispensabile informare l'opinione pubblica sulle cattive abitudini legate e all'abnorme consumo energetico, dovuto agli usi non corretti e fortemente dispersivi che viene perpetrato nei paesi occidentali per riscaldare, raffrescare,illuminare le nostre abitazioni, i nostri uffici, le nostre industrie, e agli inutili bisogni indotti dalla pubblicità che ci fanno comprare solo per consumare e gettare e poi ancora comprare per consumare e gettare di nuovo l'enorme quantità di prodotti che tutti I giorni vengono acquistati.

Per ottenere la sensibilizzazione dell'opinione pubblica è necessario fare una grande opera di informazione ed educazione; informazione ed educazione che la maggior parte della popolazione “adulta” sembra non comprendere con la conseguente necessità di porre attenzione ai consumi, annebbiata come è dai continui messaggi provenienti dai mass-media tendenti ad inculcare la necessità di una ricerca spasmodica di nuovi oggetti e di nuovi consumi che facciano aumentare il PIL, che così com'è, o meglio così come ci viene propinato, sembra la ricetta per la soluzione a tutti i mali del mondo. 

Ne consegue che se questa popolazione adulta non è , come sembra, in grado, che sia per colpa loro o per colpa dell'ormai continuo martellamento che è stato loro imposto dai mass-media in decenni di indottrinamento, si rende necessario rivolgersi a quella parte della popolazione che dovrà sostenere il mondo negli anni futuri, i giovani studenti; nella speranza che informando i giovani, permettendo loro di avere la possibilità di conoscere le difficoltà che il nostro mondo globalizzato sta attraversando, possano in un certo senso, passare, le informazioni alla parte adulta, i loro genitori, che stanno attualmente, lentamente, ma a questo punto, neppure troppo lentamente, distruggendo i delicati ecosistemi naturali. Ecosistemi intesi nel senso più vasto del termine, siano essi ecosistemi naturali, acqua,fauna,flora, siano essi ecosistemi umani, sconvolti tutti dal nostro, inteso come paesi occidentali, eccessivo e spropositato consumo.

L'educazione al risparmio, alla sobrietà o meglio sarebbe dire al corretto ed equilibrato uso delle risorse ambientali, siano esse energetiche, naturali od umane è passo essenziale e non più rimandabile, di ogni società che si definisca sviluppata.

La ricerca di un equilibrio, in prima istanza non consumistico, porterà ad un equilibrio sociale e ad un diverso modo di vedere il mondo e le priorità della vita.

Le nostre necessità primarie non sono quelle che i mass-media , governati dalla logica consumistica delle multinazionali alla ricerca disperata di mantenere il proprio potere ed i loro enormi guadagni a scapito di miliardi di persone che muoiono di fame, di freddo, di caldo, di depressione, di incertezze per il futuro, ci vogliono far credere.

L'umanità presa nel suo insieme e l'umanità presa come singola persona non ha bisogno  di produrre per consumare oggetti o atteggiamenti che sono fine a se stessi e creano il tornaconto solo alle logiche del ristretto gruppo di grandi finanzieri che tengono in scacco il mondo grazie al lavoro, spesso mal pagato, di altri.

Lavoro mal pagato nei paesi in via di sviluppo dove chi lavora per produrre un paio di scarpe che noi occidentali pagheremo 100 €, viene remunerato al massimo con 1 €.
A questi popoli sfruttati quell'unico euro serve solo per soddisfare e neppure tanto bene, i bisogni fondamentali della vita; bere, mangiare, vestirsi, pochissimo studio e nessuna attività per l'anima; ma mal retribuito anche nei paesi occidentali dove i lavoratori sono pagati apparentemente di più, ma solo perchè le multinazionali necessitano di qualcuno che acquisti i loro prodotti.

Ecco che allora, in confronto ai paesi sfruttati i nostri stipendi sembrano alti, ma se andiamo ad analizzare bene dove spendiamo la maggior parte dei nostri guadagni vediamo che un buon 90% torna, sotto forma di acquisti, consumi, sprechi, alle multinazionali che ci danno il salario sotto forma di stipendi, in fondo sempre più bassi delle necessità effimere che siamo costretti a ricercare per fare parte di quella porzione del mondo che ci dicono essere fortunata.

Fortunata per cosa? Fortunata perchè permettiamo ad un gruppo di economo-oligarchi di sfruttare il mondo al solo scopo di arricchirsi? Fortunata perchè abbiamo la capacità dello spreco? O fortunati perchè ormai la maggioranza di noi non capisce?
Viene detto delle persone  con minori basi culturali:: - beato loro che non capiscono.!!! La stessa cosa dovremo dirla di noi stessi: - beati noi che non capiamo.... e non capendo o meglio non volendo capire, diamo carta bianca agli sfruttatori, ai gruppi affaristici che in nome del profitto uccidono noi e il nostro pianeta.

Siamo strani, se vedessimo nei nostri paesi “civilizzati” fabbriche in cui vengono sfruttati minori, spero ancora, ci indigneremo e cercheremo di denunciare lo sfruttamento.
Se ad essere sfruttati fossero i nostri figli faremo il diavolo a quattro per evitare lo sfruttamento. Ma quando per potere permetterci l'acquisto di quel paio di pantaloni o quelle scarpe di marca, che oltre all'uso normale che ne faremo, avranno per noi al loro interno anche e sopratutto un valore di status-simbol derivante dal marchio, dal logo, dal brand, allora non ci interessa più se per produrre quegli oggetti siano stati sfruttati i figli di altri genitori. Tutto avviene lontano e ciò che non si vede o non si vuole vedere, non esiste.

Ci sarebbero le possibilità di vedere, i mezzi di informazione dovrebbero servire per questo, ma i mezzi di informazione sono in mano, attraverso le pubblicità e gli introiti enormi da essa generati, a chi quei pantaloni e quelle scarpe ci vuole vendere sfruttando i poveri del mondo.
Per questo i mezzi di informazione tacciono, contribuendo ad aumentare, per le poche persone che vogliono ascoltare, il fragoroso rumore del “Silenzio degli Innocenti”.

Esiste il Tribunale dell'AIA per i crimini di guerra, dovrebbe esistere anche un tribunale internazionale per i crimini dovuti all'eccesso di sfruttamento del pianeta e delle persone generato dalla società consumistica.
Il consumismo con la necessità intrinseca di produrre per consumare ha depauperato inesorabilmente le risorse naturali e immensi danni ambientali e tanti genocidi sono causa diretta del nostro forsennato rincorrere l'effimero.

Riportanto la citazione che troviamo su “Niente di nuovo sotto il sole”, ognuno di noi occidentali consuma energia, sia essa utilizzata per produrre cibo, vestiario, oggettistica, sia essa utilizzata sotto forma di calore, luce, rifiuti, come se avessimo a nostro servizio 20 schiavi a persona. Anche se non credessimo a questo numero che ci può apparire eccessivo, è' chiaro che per una persona che consuma in modo eccessivo 6 sono sfruttate. Dove troviamo queste 6 persone?
Proviamo a fare un po' di conti:
I paesi considerati sviluppati sono: Stati Uniti – Europa Occidentale – Canada – Giappone , quanta popolazione compone questi paesi?
Stati Uniti: 310 milioni di abitanti
Europa Occidentale : 500 milioni di abitanti
Canada: 34 milioni di abitanti
Giappone: 128 milioni di abitanti
Totale popolazione occidentale : 972 milioni di abitanti
Considerando che la popolazione mondiale è stimata (al 2013) su i 7 miliardi di abitanti se sottraiamo la popolazione occidentale rimangono circa 6,30 miliardi, di questi 6,30 miliardi un altro 10% pur vivendo in paesi sottosviluppati o in via di sviluppo ha livelli di consumo pari ai paesi occidentali, pertanto rimangono 5,9 miliardi di persone che non si possono permettere consumi elevati e sprechi energetici come i nostri.
Ricapitolando, la popolazione consumistica mondiale ammonta a circa 1 miliardo se ogni persona di queste necessita, per mantenere i propri elevati consumi di 6 persone che lavorino per lei a livello quasi di schiavitù ecco che abbiamo trovato dove sono e chi sono gli schiavi mondiali.

I nostri schiavi sono le popolazioni dei paesi cosiddetti sottosviluppati. Ma sottosviluppati per colpa di chi?.............(continua)

mercoledì 15 ottobre 2014

        Un nuovo inizio e contenuti diversi del blog

Da oggi ci saranno nuovi argomenti sul blog "verdelettrico", sempre incentrati sulla sostenibilità ambientale spazieranno anche sui modi di vivere e dello sviluppo sostenibile cercando di dare una impronta su ciò che potrebbe essere il futuro della razza umana partendo dall'analisi dei vari modelli di sviluppo fin qui adottati.

CAPITOLO PRIMO

PREMESSE

Nell'arco temporale che va dalla rivoluzione industriale a quella informatica si sono imposti, o hanno cercato di imporsi due modelli contrapposti dello stile di vita che l'umanità avrebbe dovuto adottare , il modello capitalista e quello comunista.
Il primo basato sulla convinzione pragmatica calvinista che ogni essere umano è alla ricerca di soddisfare al meglio i propri desideri, obiettivo raggiungibile, secondo la logica capitalista, nell'intrapresa e nel guadagno inteso come mezzo principale per soddisfare le proprie aspirazioni.

In questa visione del mondo, ripresa anche dalla locuzione biblica " ...siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra: soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente ....." (Genesi)...tutto per il genere umano è possibile attraverso l'impegno, quasi devozione, al lavoro e produzione di profitto per mezzo dell'utilizzo dell'intrapresa individuale, anche attraverso lo sfruttamento delle risorse ambientali siano esse animali, vegetali o minerali.

La seconda basata su una visione utopica egualitaria delle persone, che necessiterrebbero però di una guida e di una pianificazione nelle linee di intervento e di azione. Linee che, secondo questo paradigma, solo un gruppo di “illuminati oligarchi” può delineare ed alle quali le masse dovrebbero attenersi per il supremo bene comune.

Entrambe le visioni hanno al loro interno un senso di verità, la ricerca del miglior mondo possibile.

Il capitalismo si basa sul concetto che tutte le persone ricercano la felicità e che se tutti ricercassero nel lavoro nell'impegno e nel guadagno la loro massima  possibilità di soddisfazione dei propri bisogni, tutti sarebbero felici e il mondo sarebbe il miglior posto in cui vivere.

Il comunismo si basa sul concetto che la felicità non è l'espressione e la ricerca della soddisfazione dei bisogni del singolo, ma l'impegno dei singoli alla ricerca della felicità ed eguaglianza collettiva, ma dato che il singolo ha nel suo interno ancora un che di primordiale e di atavica ricerca del predominio sull'altro, necessita di essere instradato e condotto per mano da persone “illuminate”.

L'evidenza della non applicabilità della visione comunista, almeno quella che così si è definita, ci è stata data senza ombra di smentita dagli eventi. La caduta del muro di Berlino, e il lento sgretolarsi delle altre cortine, vuoi per sommosse popolari spontanee vuoi per sommosse indotte da altre nazioni che perseguivano il modello capitalista, ha sancito l'inapplicabilità della filosofia comunista così come l'abbiamo conosciuta.

Filosofia morta a causa del suo assunto principale, la presunzione che un gruppo di pochi fosse così illuminato da indicare la strada a molti.

La presunzione di illuminazione è stata una espressione palese della ricerca di predominio sugli altri. Concetto conosciuto dalla filosofia comunista ma attribuito solo alle masse, escludendo da questo pericolo il gruppo dirigente.

Il gruppo di oligarchi che avrebbe dovuto indicare la via alle masse per la realizzazione di un mondo migliore equo e giusto è caduto nella contraddizione di perseguire i propri interessi per soddisfare i propri bisogni nella ricerca della felicità personale o comunque di una cerchia ristretta di persone.

Si può affermare che il comunismo sia fallito per eccesso di capitalismo di pochi.

Il capitalismo, pur rimanendo attualmente il modus vivendi della maggioranza della popolazione mondiale, nasconde alle masse, l'evidente fallimento di se stesso.

Se nei regimi comunisti gli oligarchi, apertamente indirizzavano le masse , nel mondo capitalista sono i tycon (le multinazionali, i mass-media, i possessori della ricchezza del mondo) che indirizzano le masse per i propri fini in maniera subdola facendo credere ai singoli che il loro agire, il loro lavorare, il loro produrre e sopratutto il loro consumare sia dettato da esigenze proprie della persona umana, e che la stessa non possa prescindere dal soddisfare i bisogni, che con svariate metodologie psicoinduttive, ci fanno credere essenziali, ma che essenziali non sono se non per chi questi beni produce e ci vende in cambio di quello che veramente è essenziale per i moderni tycon, il denaro con cui ci tengono tutti in pugno e di conseguenza la conquista del potere.

Il sistema capitalistico, nella sua visione calvinista di dominio del genere umano sugli altri esseri viventi, con lo sfruttamento delle risorse della terra ai propri vantaggi, il consumismo e lo spreco che questo genera, ha ridotto il nostro pianeta e i suoi abitanti sull'orlo del baratro.

E' ormai evidente che il produrre per consumare e per buttare a scapito di tutti gli ecosistemi ambientali, umani, animali, vegetali è una strada senza uscita che presto ci farà precipitare senza rimedio in un baratro senza fondo.

E la cosa ancora più allarmante è che questa caduta sarà rovinosa, dolorosa, ma purtroppo lenta, con un agonia lunga che ci farà credere fino all'ultimo che le voci di chi chiede più sobrietà e più rispetto e delle persone e dell'ambente siano solo voci di scriteriati disfattisti che così parlano in quanto insoddisfatti e incapaci di emergere in questo mondo fatto per sua natura di competizione.

C'è un unica strada per cercare di salvare il nostro mondo e la società tutta dalla distruzione per eccesso di benessere, ed è la ricerca della sobrietà, e riduzione dei consumi, ricercando in primis la riduzione dello spreco energetico.................(continua)

venerdì 2 settembre 2011

FINANZIAMENTO REGIONE TOSCANA

In data 31 agosto 2011 è stata presentata  dal Comune di Vicchio in Regione Toscana la domanda di finanziamento a fondo perduto del 40% del costo dell'impianto.  Nel caso di aggiudicazione avremo un impianto da 28 KWp ad un costo inferiore del 40%